Di Paolo Coletta e Silvana Totàro
Regia di Paolo Coletta
con Gea Martire
Musiche
Paolo Coletta
Assistenti alla regia
Serena Marziale
Interno disabitato di un appartamento alto-borghese. A un anno dalla morte del figlio avvenuta proprio in quella casa, Nicole torna per incontrare l’amico di una vita che inspiegabilmente l’ha convocata lì. I due si sono persi di vista dal giorno della tragica scomparsa del ragazzo. L’uomo tarda ad arrivare, così dalle stanze vuote riaffiora il ricordo di un anno prima, quando la donna si era ritrovata costretta a condividere quelle stanze con il suo unico figlio.
Dopo un violento scontro, in cui apprese che il giovane sapeva tutto di lei, Nicole si convinse che il figlio la volesse ricattare rivelando al padre tutti i suoi segreti. Ritorna così a quando aveva cominciato sin da bambina ad allenare il suo azzardo identitario, ricomponendo il puzzle di una vita attraversata con la freddezza di una giocatrice abituata a vincere. Travestimenti, doppie e triple vite, la cultura come arma per essere inclusa, il sarcasmo corrosivo verso la
retorica dei valori e dei sentimenti.
Ma c’è un nodo, un elemento che a poco a poco rischia di far saltare il banco: le parole pronunciate allora dal figlio la mettono a distanza di un anno di fronte a un dubbio. E se il ricatto fosse stata solo la proiezione di un suo desiderio? Un desiderio perverso, certo.
Di sicuro, la morte del figlio per overdose sembrò in quel momento restituire alla donna il suo equilibrio esistenziale. In realtà, niente sarebbe stato più come prima. Oggi, adesso, in quello stesso appartamento, l’amico di una vita per la prima volta si fa aspettare e sta facendo sempre più tardi.